L'anima. Tesi ed ipotesi di vari pensatori. - Racconti, cultura, collezionismo, articoli

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LA VITA e L'ANIMA di Renato Gioja
Questo intervento trae origine da letture di testi pubblicati da moderni pensatori sulle questioni della vita. Ad essi sono aggiunte considerazioni personali.
LA VITA E L’ANIMA di Renato Gioja
Sul tema della vita vi sono tante ipotesi ma, ovviamente, nessuno può dimostrare che le proprie tesi siano veritiere. Non esiste possibilità di poter affermare quale possa essere lo scopo della vita sulla Terra, nell’Universo e, forse, oltre.
La vita non è solo una manifestazione della natura che discende dai genitori e che occorre all’umanità terrena per il suo accrescimento ma è un evento di maggiore valore, la vera vita è quella immateriale che è in noi e che si manifesta col pensiero, con la coscienza, con lo spirito. Componenti invisibili che le correnti di pensiero cercano in qualche modo di interpretare elaborando ipotesi che non modificano o risolvono i quesiti ma che aprono comunque vie nuove rivolte al raggiungimento della Conoscenza attraverso sé stessi. Uno dei quesiti che comunque vengono affrontati un po’ da tutti questi movimenti è se la vita sia unica o si tratti di una sequenza di vite che fanno riferimento ad una unica energia superiore che si reincarna alla fine di ogni singola vita. Questa entità comune, definita "anima", sarebbe alimentata dalle energie positive fornite dalle vite per raggiungere il grado di purezza necessaria per unirsi al Creatore. Sarebbe questa una finalità a cui partecipiamo attraverso i contenuti che abbiamo dato alla nostra vita, se abbiamo avuto la capacità di capire il suo vero significato, con quale intensità l’abbiamo vissuta. Certo che l’anima non ci fa arretrare nel percorso da essa stessa avviato: per noi ha delineato un modello individuale con le caratteristiche già raggiunte nelle vite precedenti e per questo motivo la nascita terrena non sarà casuale ma avverrà nel periodo temporale e nella condizione storica a noi più favorevole per farci percorrere il sentiero progettato all’atto della nostra incarnazione. Al culmine di questo cammino potremo, attraverso la morte, consegnare all’anima il contributo che saremo stati capaci di realizzare. Una vita sarà più breve mentre un’altra sarà più lunga e ciò significa che nella nascita del corpo potrebbe essere già scritta la sua durata, quindi un progetto breve per un apporto limitato oppure una vita lunga per avere più possibilità di affinare pensiero e coscienza e di comprendere meglio le possibilità a disposizione favoriti dall’età e dalla vicinanza della morte.
Se il quadro è chiaramente delineato e se in esso esiste solo la vita e se la vita è la forza della nostra anima, perché avere paura della morte? Probabilmente perché vediamo la vita solo dal lato terreno per cui siamo spaventati dal dover lasciare ciò che conosciamo e gli affetti, presi dalla solitudine di fronte a qualcosa per noi incomprensibile. In questo passaggio però ci aiuteranno coloro che già sono “oltre la soglia” e che ci accompagneranno benevolmente, come descritto dalle persone che sono state in punto di morte. Se durante la vita nel corpo avremo avuto la capacità di capire che la vita è nell’anima e che essa ci riserva nuove incarnazioni, forse il timore della morte potrebbe non essere più tale.
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