
Il delfino volante.
di Renato Gioja.
Può
succedere, anzi succedeva ogni giorno, che Armandino si concedesse un
immeritato risposo pomeridiano adagiato sulla sua sedia sdraio sempre
disponibile nel piazzale antistante la sua casa in montagna. Quel momento di
riposo era immeritato perché la sua giornata era stata poco produttiva, come generalmente
avveniva. Armandino si collocava davanti l’arco della porta di ingresso e si
beava della vista del paese che sorgeva laggiù in basso, quasi si sentisse
superiore a tutti solo perché posizionato in alto.
La
mattinata nell’orto e, dopo pranzo, un bel caffè. Poi, nella tranquillità della
montagna, una bella dormita ci stava proprio bene. E poi, quel giorno si era
stancato perché aveva anche riordinato le bottiglie di vino depositate nella grotta,
così fresca, e qualche assaggio di troppo l’aveva fatto.
Comunque
era un pomeriggio tranquillo, immobile, se non fosse stato per quell’aquilone
che volteggiava nel cielo, in direzione del campanile della chiesa.
A
guardare bene, non era un aquilone ma dal volteggio sembrava che fosse guidato,
come se seguisse una rotta.
In
realtà si trattava di parapendio e, lui non lo sapeva, la piazzola del lancio
era stata fissata a metà della gradinata che portava al casale.
Armandino
guardava l’oggetto con curiosità, mentre quel drago volante, svolazzando,
veniva verso di lui. Ora era più nitido e sotto una specie di ombrello
rettangolare si vedeva una sagoma scura che sembrava un delfino.
Eh, si!
Era proprio un delfino volante!
Allarmato,
era rientrato in casa e si rammaricava per non aver mantenuto quel vecchio
fucile di zio Giovanni che non aveva voluto conservare in casa perché
pericoloso e perché non compatibile con la sua indole paciosa.
Ma adesso?
Quel delfino nerastro con quelle ali aperte poteva essere un pericolo.
Accidenti
a quel vinello, ma era sicuro di ciò che stava vedendo? Un delfino che volava!
Possibile?
Prese
il telefonino e chiamò compare Peppe:
Compà, hai visto nel cielo? Ci sta un delfino che
vola!
Peppe: Compà,
ma che dici? Che, per caso hai riordinato la cantina?
Armandino:
Ma che c’entra la cantina? Quello vola!
Peppe: Va
bè, compà! Stai tranquillo, che i delfini non volano.
Confortato
dal compare, Armandino tornò alla sua sdraio constatando che in quel momento il
delfino non c’era più. Pensava con rammarico:
Meno male, mi sarò sbagliato ma sembrava proprio un
delfino. Questo è l’effetto di quei cartoni animati giapponesi che vedo in
televisione! Non li devo più guardare! Sono pure andato a dire al compare che
vedevo un delfino che volava! Che vergogna!
Così in
quel pomeriggio così afoso riprese la sua siesta, ma con difficoltà perché era stato
distratto da quanto avvenuto ed inoltre ora era più attento. Se quell’episodio si
fosse ripetuto, avrebbe avuto ragione lui! Non avrebbe fatto la figura del
credulone, anzi sarebbe stato il solo ad aver dato l’allarme. Sarebbe quasi diventato
un eroe!
Stava
ormai calando la sera e quell’arietta fresca svegliò Armandino che si era
addormentato. Guardò giù nel paese e vide che sopra la piazza si elevavano
alcuni palloncini colorati. Erano un po’ a forma di pera, ma rovesciata.
Pensava: Ma che succede oggi? Prima il delfino ed ora i palloncini sopra la
piazza! Qui sta succedendo qualcosa di importante.
Andò ad
accendere la televisione per vedere se vi era qualche notizia in merito, ma non
dicevano nulla.
Ma che vuoi che la televisione si possa interessare di
questo paese sperduto tra le montagne? Troppa grazia!
Loro pensano solo alla pubblicità!
Mano a
mano che la sera diventava più scura, si vedevano delle fiamme sul fondo di
quei palloncini.
Armandino:
I palloncini stanno andando a fuoco! Possibile che nessuno se ne sia
accorto? Qui bisogna fare qualcosa!
In
paese il compare Peppe aveva anche l’incarico di protezione civile per cui
Armandino lo chiamò:
Compà li vedi quei palloncini in piazza? Li vedi anche
tu?
Peppe: Si,
compà, ci sto vicino! Quasi sotto.
Armandino:
Ah, meno male. Allora ci pensi tu?
Peppe:
Ma certo, stai tranquillo. Tutto sotto controllo.
Meno
male. Il compare Peppe era davvero in gamba. Avrebbe spento lui le fiamme!
Ed in
effetti dopo un po’ le fiamme erano sparite ed i palloncini anche.
Armandino,
felice per aver fatto il proprio dovere sfruttando la sua posizione elevata, si
tranquillizzò.
Il
giorno dopo ritornò il delfino ma stavolta a piedi. Addirittura saliva le scale!
Armandino
stava tagliando la legna quando vide un po’ di movimento in fondo alla lunga gradinata
che si inerpicava dalla strada. La sua vista era ottima per cui anche a quella
distanza potè distinguere che si trattava di un essere con una tuta scura che gli
copriva anche la testa lasciando liberi solo gli occhi.
Riconobbe
la sagoma: Accidenti, ma quello è il delfino!
Si
spaventò e si rinchiuse in casa.
Il
“delfino” arrivò fino al piazzale mentre Armandino era ora alla finestra della
cucina sita al piano terra che era protetta da sbarre. Sbirciò fuori e per poco
non incocciò proprio con il “delfino” che era arrivato lì davanti.
Il
“delfino” parlò : Ehi, signore!
Ma
come, parlava? Ma allora era una persona. Ma perché era così vestito?
Armandino,
da dentro, un po’ titubante: Si, dica.
Il
“delfino”: Siamo del parapendio. Vorremmo sapere se possiamo lanciarci dal
suo piazzale. E’ ottimo per noi perché è più alto. Se non le dà fastidio!
Erano
del parapendio? Forse era un quartiere cittadino. Rispose: Io invece sono di
qui. Abitualmente non mi lancio ma uso la gradinata. Voi fate come preferite.
I
“delfini” erano in tre, anch’essi vestiti da pesce. Si prepararono e, dopo aver
“aperte le ali”, volarono via.
Comunque
era tutto finito ed Armandino si era tranquillizzato. Pensava:
Ma come avranno fatto a lanciarsi da quassù? Ma,
allora la gradinata a che serve?
Comunque
aveva guardato sul dirupo e non si erano sfracellati. Non si vedevano i corpi.
Meno male!
Armandino:
Ehi compare Peppe! Come mai da queste parti?
Era
arrivato il compare Peppe:
Ciao Armandino. Hai visto che serata ieri! Ha
partecipato anche il Sindaco! E’ stata una bella manifestazione con quegli
spericolati del parapendio e quelle mongolfiere! Bellissimo.
Stamattina li ho mandati anche da te. Gli ho detto:
Andate lassù perché è il punto più alto. Troverete
Armandino, una persona di spiccate qualità, che vi consiglierà sul posto
migliore per lanciarvi.
Armandino:
Si, sono venuti. Sai, compà, con quelle tute sembravano delfini! Delfini
volanti! Certo che scambiarli per pesci sarebbe stato proprio da sciocchi!
Peppe:
Sai, a me è toccato l’onore di accendere il fuoco dei bruciatori delle
mongolfiere.
Armandino:
Stavi proprio là sotto!
Peppe: Ciao
Armà. Io proseguo fino al monte.
Armandino:
Ciao Compà, grazie di tutto.
Andato
via il compare, Armandino ragionava:
Ma perché anche lui ha parlato di quel quartiere
chiamato parapendio? Ed i palloncini che avrebbe acceso? Vicino al fuoco i palloncini
scoppiano. Ma chè,, non lo sa? E dice pure che è stato un onore! E c’era pure
il Sindaco!